Bulimia del cuore

Bulimia

Anime ubriache di angosce.

Tentativi impacciati per svuotarsi di sofferenze.

Dolori insostenibili che stringono le viscere.

Tristezza liquida che sale fino alla gola, nodo che soffoca.

Conati di intolleranza.

Conati di giudizi.

Conati di insicurezza.

Vomito.

La prigionia. Il vuoto. La libertà.

Ma subito la bocca si fa amara: ha un sapore persistente un sapore che ti spinge a farlo ancora e ancora…

E’ la fame del cuore, sforzo maldestro di cavarsela contro bocconi che intossicano l’anima.

 

Ostaggi del Cibo

Ostaggi del cibo

OSTAGGI DEL CIBO

Prede e ricatti.

Sofferenza e speranza.

Vittime indiscriminate di un dolore sordo.

Anime prigioniere di se stesse.

Piatti come macigni, voragini scivolose, vicoli ciechi che non meritano fiducia.

Sono ostaggio del cibo: lo vedo come un nemico, mi spaventa il suo potere.

Come un carnefice mi sevizia con i suoi odori, tenta iI mio desiderio per poi costringermi a serrare la bocca.

Sono prigioniera del cibo, che influenza la mia vita, mi obbliga. La sua forza mi sottomette.

Sul mio palato rimane solo l’amaro, il sapore indistinto di rinuncia e dolore.

Aspetto.

Chi mi salverà dalla conta senza sosta delle calorie ingerite? Chi mi solleverà dall’infame senso di colpa?

Chi ascolterà il mio grido? Chi colmerà il mio vuoto?

Il mio corpo cambia, si trasforma, ma non è mai abbastanza.

Queste parole accompagnano un lavoro condiviso, frutto delle idee di una psicologa e di una fotografa che hanno messo insieme competenze e entusiasmo, fondendoli nel progetto “Ostaggi del cibo”. Una rubrica, un momento di riflessione contro chi pensa che i disturbi alimentari siano capricci, risultato di una società che oggi dà troppo e con troppa facilità. Dalla parte di chi, prima di mangiare, chiede il permesso al cibo, di chi si sente sopraffatto da piatti che divorano e sembrano famelici, di chi utilizza il cibo per colmare o placare vuoti enormi. La psicologia e la fotografia si fondono, la teoria e la pratica si completano per offrire un quadro che è forza, dolore, controllo, amore e mancanza. Carmen Settanta e Tiziana Manta, unite dal desiderio comune di coinvolgere e sensibilizzare l’occhio di tanti, affrontano un tema non così lontano dalla vita di ognuno di noi, perché forse un po’ di sofferenza ci appartiene comunque. Appartiene a chi troppo poco spesso si accorge che curare il corpo significa nutrire l’anima.

Professione psicologa: il mio primo incontro con i disturbi alimentari

Disturbi Alimentari

Quando ho iniziato il Dottorato di ricerca in Neuroscienze presso il Centro Pilota Regionale per la Cura dei Disturbi Alimentari nell’Ospedale San Giovanni Battista di Torino ero una psicologa piena di buoni propositi. Ancora poco avvezza all’ambiente psichiatrico, con entusiasmo e tanta voglia di fare, mi sono ambientata mostrando sempre partecipazione e interesse. Qui ho conosciuto una dimensione nuova fatta soprattutto di giovani ragazze che arrivavano in Ospedale per provare a gestire un rapporto con il loro corpo troppo complicato e difficile. Alla parte di ricerca che conducevo per il Dottorato, affiancavo l’attività clinico – ambulatoriale che svolgevo quotidianamente. Mi interrogavo spesso sul perché il cibo per queste ragazze era diventato un’ossessione, sulle ragioni per cui riusciva a condizionare così fortemente la loro vita ma non ho mai creduto fino in fondo che tutto potesse limitarsi ad una questione legata al mangiare, al perdere peso. Dietro c’era molto, molto di piùSi trattava infatti di sintomi, segni di storie intense  Continua a leggere