Mindful Eating Torino, cibo per il cuore, cibo per la mente

Davvero tanto è il tempo che non scrivo sul mio blog ma è successo un po’ di tutto, la vita è andata avanti e ha fatto il suo corso (in ogni senso!). Sono tornata? No. In realtà ci sono sempre stata ma ora eccomi pronta a scrivere di un aggiornamento, di un progetto a cui tengo tantissimo: la mindful eating ovvero l’alimentazione consapevole. Ma di cosa sto parlando? E cosa c’entra il cuore con il cibo? Perché dovremmo essere consapevoli di quello che la pancia ci chiede di mangiare? La creazione del progetto Mindful Eating Torino vuole rispondere a queste e a tante altre domande sul tema dell’alimentazione consapevole. Per iniziare a riflettere sul rapporto tra come ci nutriamo e come stiamo, con noi stessi e con gli altri. Per capire finalmente che le emozioni sono il nostro nutrimento principale: sono loro che ci fanno sentire affamati o sazi.

Buon compleanno Ostaggi del cibo

3 anni fa nasceva il mio mio progetto Ostaggi del cibo. È passato un po’ di tempo e sono contenta dei risultati ottenuti. Grazie a chi mi ha supportato, ai miei pazienti che sono fonte di speranza e coraggio. Nei miei articoli c’è sicuramente un pezzo di me ma tanto appartiene al loro sentire, a quelle emozioni che loro mi passano e che cerco di tradurre in parole. E grazie a tutti quelli che mi supportano anche solo con un like ai post di Facebook, a chi ora sta leggendo questo ringraziamento fino alla fine. E si va avanti perché Ostaggi del cibo è una rubrica, un momento di riflessione e di sensibilizzazione verso chi non conosce questo tipo di disturbo e lo sottovaluta. E sono dalla parte di chi, prima di mangiare, chiede il permesso al cibo, di chi si sente sopraffatto da piatti che divorano e sembrano famelici, di chi utilizza il cibo per colmare o placare vuoti enormi. La psicologia e la fotografia si fondono, la teoria e la pratica si completano per offrire un quadro che è forza, dolore, controllo, amore e mancanza. E sono dalla parte di chi, troppo poco spesso si accorge che curare il corpo significa nutrire.

Repost della poesia Ostaggi del cibo che inaugurava il blog il 28 aprile del 2016.

Prede e ricatti.

Sofferenza e speranza.

Vittime indiscriminate di un dolore sordo.

Anime prigioniere di se stesse. 

Piatti come macigni, voragini scivolose, vicoli ciechi che non meritano fiducia.

Sono ostaggio del cibo: lo vedo come un nemico, mi spaventa il suo potere.

Come un carnefice mi sevizia con i suoi odori, tenta iI mio desiderio per poi costringermi a serrare la bocca.

Sono prigioniera del cibo, che influenza la mia vita, mi obbliga. La sua forza mi sottomette.

Sul mio palato rimane solo l’amaro, il sapore indistinto di rinuncia e dolore.

Aspetto.

Chi mi salverà dalla conta senza sosta delle calorie ingerite? Chi mi solleverà dall’infame senso di colpa?

Chi ascolterà il mio grido? Chi colmerà il mio vuoto?

Il mio corpo cambia, si trasforma, ma non è mai abbastanza.

NON ESISTE IL PESO FORMA

Esiste un peso ed esiste una forma. Esiste il peso che ti fa star bene ed esiste la forma che caratterizza il tuo corpo. Certo, c’è un peso che ti assicura benessere e preserva la tua salute. E c’è una forma all’interno della quale ci si sente a proprio agio. Il “giusto”peso forma è quello che decidi tu sulla base del tuo sentire e non sui numeri imposti da una bilancia che può condizionare il tuo umore. Certo, se non sto bene nel mio corpo, se provo disagio, se alcune parti di me mi imbarazzano, posso fare delle scelte che mi portano ad avere un peso forma ma sempre come risultato di azioni consapevoli e non di modelli imposti dall’esterno.

Libertà per le emozioni

Quasi verso le fine di un percorso di psicoterapia, una mia paziente mi regala queste parole. Mi manda un whatsapp con il suo elenco di “cose” che ha capito durante il percorso fatto insieme. Mi sembra il manifesto del suo sentire, un grido per la libertà delle sue emozioni, ma forse anche per quelle di ognuno di noi: le trovo così umane, così vere queste parole. Qualche nutrizionista potrebbe dissentire per l’ultima frase ma io mi commuovo comunque perché sono fiera del lavoro intenso e spesso faticoso fatto insieme. Grazie ad A che mi ha permesso di pubblicare un pezzo di sé.

Silenzi che creano silenzi

Davvero innumerevoli possono essere le forme che il silenzio assume nelle complesse dinamiche relazionali. Ancora di più se si tratta di quelle familiari, a volte delicate, troppo spesso così fragili. Silenzi che covano nel cuore ondate di rabbia. Silenzi che consolano appesantendo il cuore. Silenzi che stonano, che colpiscono e uccidono gli affetti. Bocconi amari che odorano di freddezza. Gelo delle emozioni. Scongelamento della paura. Silenzi che creano muri e muri che sfaldano le relazioni. Quale può essere l’alternativa? Ad esempio la comunicazione sincera e consapevole, che si avvicina alla verità e riesce a sciogliere anche il frastuono assordante di pericolosi silenzi che logorano l’anima.

Psicologo sì, psicologo no? Mini guida alla scelta

922851d509aa00c752c3a306fa0fff93Perché, quando, come, dove… alcune della domande che capita di farsi quando si immagina (si fantastica?) di potersi rivolgere ad uno psicologo e se indecisione, dubbio e confusione la fanno da padrona e scegliere diventa difficile, ecco che questa piccola “guida” può sciogliere alcuni interrogativi. Buona Lettura!

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