Insostenibile pesantezza

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Indosso chili di troppo.

Sono l’abito dell’insoddisfazione.

Una veste imbarazzante ricamata di vergogna e senso di colpa.

Ha la forma dell’esagerazione, è lacero il suo aspetto.

Vorrei liberarmi, trasformarmi, assomigliare alla leggerezza.

Il mio desiderio di perdere un grammo è la meta per guadagnare chili di libertà.

Sono un tutt’uno con il mio peso, che detta legge alla mia anima, la sottomette, scoraggia.

E adesso anche l’abito stretto della frustrazione conosce la mia misura.

Nell’ambito del progetto Ostaggi del cibo, con questo testo si completa il quadro delle categorie che definiscono i disturbi alimentari “propriamente detti”, Anoressia, Bulimia, BED. Nei precedenti articoli ho condiviso i miei pensieri e le mie riflessioni su quella che è la sofferenza che i pazienti portano nei loro racconti, vivono nel loro corpo. Perché al di là della magrezza o della pesantezza, delle restrizioni o delle abbuffate, delle qualità o della quantità dei cibi, i disturbi alimentari sono una modalità comunicativa, sono una strada per esprimere la sofferenza, un grido d’aiuto che dovrebbe fare eco nella coscienza di tutti.

Il peso dell’obesità in Italia

In Italia esiste un istituto di sorveglianza chiamato Sorveglianza Passi nato con l’obiettivo di effettuare un monitoraggio a 360 gradi sullo stato di salute della popolazione italiana, valutando gli stili di vita e i fattori di rischio che predispongono all’insorgere di diverse malattie. Fra le aree esaminate c’è quella dell’eccesso ponderale (o detto  meno  elegantemente, dei maledetti chili di troppo!) oggetto del sistema di sorveglianza Okkio alla SaluteNell’ottica di favorire la pianificazione e la valutazione di interventi efficaci, l’esistenza di questo istituto ci fa presagire un’attenzione particolare al monitoraggio dei chili in eccesso che appesantiscono gli Italiani, a cominciare dallo stato di salute dei più piccoli. Continua a leggere