Ci sono anime lacerate da corpi infranti
Ci sono corpi appesantiti da giudizi falsati
Sono vittime del loro corpo le anime prigioniere dei disturbi alimentari
Una moda alimentare che sembra un gioco, un comportamento ambiguo con il cibo che può diventare abitudine, un disturbo che assomiglia ad un capriccio o ad una mancanza di volontà, il peso del giudizio che opprime, il riflesso distorto di se stessi allo specchio, sono solo alcuni dei passi che segnano i confini di un delicato e difficile rapporto con il proprio corpo, con il cibo. Ed è così che i nostri stati d’animo e il nostro umore influenzano quello che dobbiamo o desideriamo mangiare ed ecco perché mi si chiude lo stomaco quando sono nervosa, perché mi faccio una coccola con un dolcino, perché mangio di più quando provo a colmare un vuoto. Chi soffre di un disturbo alimentare è ingabbiato in un appetito che diventa un vortice emotivo pericoloso. Si rischia di essere travolti. Ma chi sta accanto a chi soffre di un disturbo alimentare può essere d’aiuto, diventare una risorsa in grado di bloccare la spirale vertiginosa.
La formazione per la cura dei disturbi alimentari è iniziata e si è consolidata presso il Centro Disturbi del Comportamento Alimentare dell’ospedale San Giovanni Battista di Torino dove ho iniziato ad occuparmi di pazienti che attraverso il cibo veicolavano la loro sofferenza. E’ bastato poco tempo per incuriosirmi della dinamica tra emozioni, corpo e cibo che, così sottile e delicata, tiene sotto scacco chi soffre di questo disturbo. Il lustro di esperienza che sono fiera di aver acquisito mi ha spinto a proseguire nel lavoro di cura con questi pazienti e con i loro familiari tanto da fondarne, insieme ad altre preziose colleghe, un’associazione di promozione sociale, il Centro Libenter.