Con “Sindrome da nido vuoto”, in psicologese, si indicano le emozioni legate alla sfera della tristezza e della solitudine che i genitori provano quando i figli lasciano la casa d’origine. Quando questo accade, spesso si sperimentano sentimenti ambivalenti: un genitore può sentirsi fiero di un figlio ormai grande, prossimo all’indipendenza, e allo stesso tempo pensare con nostalgia che le sue ali, costruite con fatica, presto si spiegheranno per lasciare la base. La metafora dello spiccare il volo richiama alla mente il mito di Dedalo e Icaro, storia di un padre e di un figlio in cui si intrecciano i temi di coraggio, determinazione, ingenuità, pazienza, amore paterno, spregiudicatezza. Tutti elementi che segnano la strada del diventare grandi, autonomi e indipendenti: sono le esperienze che ci obbligano a collaudare le ali, a provare la paura o l’ebrezza della vertigine. Tutti noi abbiamo bisogno di un Dedalo al nostro fianco, qualcuno che ci aiuti a costruire delle ali speciali e resistenti alle intemperie che la vita ci riserva. E quanto è essenziale avere l’incoraggiamento dei propri cari, quel senso di condivisione che ti convince che vale la pena buttarsi! Ma ogni figlio ha il diritto di correre da solo il rischio che si nasconde in una continua ricerca. A volte il rapporto genitori/figli appare incastrato in un groviglio di situazioni e di emozioni che confonde, intrappola, proprio come in quel labirinto da cui Dedalo ed Icaro, alla fine riuscirono a scappare. Nessun genitore dovrebbe scegliere al posto del proprio figlio, né cercare di ingabbiarlo per paura che non possa farcela o spezzargli le ali con cinici ricatti emotivi. Ogni figlio dovrebbe custodire consigli utili a non perdere la meta. Basterebbe ricordarsi questo, perché quello tra genitori e figli è un viaggio, un volo che, se condiviso, è ancora più bello.