Questa ode rappresenta la possibilità di riflettere sul rapporto unico che ognuno ha con il cibo: le modalità con cui ci avviciniamo ci dicono qualcosa in più su di noi, sempre e comunque.
Cibo che gratifica
e fa paura.
Cibo che tormenta e dà rifugio.
Cibo che affanna e protegge.
Cibo che consola, placa e rasserena.
Cibo che dà energia.
Cibo che trabocca dalla tavola e diventa spreco.
Cibo che nausea.
Cibo che cura ferite e coccola.
Cibo che sa di dolcezza anche se ha un sapore amaro.
Cibo che premia e dà calore.
Cibo per scontare una colpa e cibo colpevole. Cibo che tenta e costringe.
Cibo di cui solo tu scegli forma e sapore.
Cibo che ha infiniti significati, cibo che può diventare vita, via, quella verso la consapevolezza del rapporto unico che ognuno ha con ciò che mangia.