Ode al cibo, sempre e comunque

Questa ode rappresenta la possibilità di riflettere sul rapporto unico che ognuno ha con il cibo: le modalità con cui ci avviciniamo ci dicono qualcosa in più su di noi, sempre e comunque.

Cibo che gratifica
e fa paura.
Cibo che tormenta e dà rifugio. 
Cibo che affanna e protegge.
Cibo che consola, placa e rasserena.
Cibo che dà energia.
Cibo che trabocca dalla tavola e diventa spreco.
Cibo che nausea.
Cibo che cura ferite e coccola.
Cibo che sa di dolcezza anche se ha un sapore amaro.
Cibo che premia e dà calore.
Cibo per scontare una colpa e cibo colpevole. Cibo che tenta e costringe.

Cibo di cui solo tu scegli forma e sapore.

Cibo che ha infiniti significati, cibo che può diventare vita, via, quella verso la consapevolezza del rapporto unico che ognuno ha con ciò che mangia.

Il cibo non è un nemico

Siamo vivi perché respiriamo e poi perché guardiamo, ascoltiamo, sentiamo e facciamo tante altre cose, ma non potrebbe essere così se non mangiassimo. Sì esatto, “io mangio” è voce del verbo vivere. Il cibo è nutrimento e la fisiologia del nostro corpo ci impone di mangiare: come un’auto che ha bisogno del suo carburante, come un fiore a cui servono l’acqua e il sole, come una barca che non si muove se non nell’acqua, come un elettrodomestico che va attaccato alla spina per funzionare.

Ecco perché sentire il cibo come un nemico è come andare contro natura: se mangio troppo poco il mio corpo perde energia e rallenta il suo potenziale, se ingurgito tanto cibo ed esagero mi sembrerà di scoppiare.

Ma in entrambi i casi l’equilibrio psicofisico è in bilico ed alcuni processi vitali sono compromessi: mangiare e trarre piacere dal cibo che ci nutre. Sì perché “io mangio” è voce del verbo vivere ma anche del verbo godere: il cibo nutre il corpo, gli occhi, il palato ma anche l’anima e il cuore. Il cibo alimenta il piacere e la felicità, fissati nella nostra memoria di esseri umani.

Ogni persona ha un rapporto personale con il cibo, mediato dalle ideologie, dall’ambiente familiare, dalla cultura di appartenenza. Alcune persone però sono lontane dalla naturalezza e dalla spontaneità che ci lega al cibo. E per motivi che, nella maggior parte dei casi si ricollegano a tematiche emotive, il cibo diventa carnefice e rende vittima. Più esattamente,

il cibo è un nemico se spaventa.

Il cibo è un nemico se diventa un pensiero costante.

Il cibo è un nemico se mi perdo nella conta delle sue calorie.

Io cibo è un nemico se il senso di colpa mi pervade dopo il primo boccone.

Avere un buon rapporto con il cibo può non essere scontato, ma un nuovo approccio si può imparare (magari facendosi aiutare) ed è per questo che diventa importante chiedersi che valore ha il cibo nella propria vita e se non è un nemico ma un alleato verso il benessere.

Il cibo non è un nemico se diventa nutrimento per il mio corpo e il mio cuore.

Il cibo non è un nemico se lo vivo con leggerezza.

Il cibo non è un nemico se tutti i giorni è una scelta consapevole.

Il cibo non è un nemico se godo del suo gusto e del suo sapore.

Il peso dell’obesità in Italia

In Italia esiste un istituto di sorveglianza chiamato Sorveglianza Passi nato con l’obiettivo di effettuare un monitoraggio a 360 gradi sullo stato di salute della popolazione italiana, valutando gli stili di vita e i fattori di rischio che predispongono all’insorgere di diverse malattie. Fra le aree esaminate c’è quella dell’eccesso ponderale (o detto  meno  elegantemente, dei maledetti chili di troppo!) oggetto del sistema di sorveglianza Okkio alla SaluteNell’ottica di favorire la pianificazione e la valutazione di interventi efficaci, l’esistenza di questo istituto ci fa presagire un’attenzione particolare al monitoraggio dei chili in eccesso che appesantiscono gli Italiani, a cominciare dallo stato di salute dei più piccoli. Continua a leggere