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Perché raccontare ad uno psicologo i miei problemi?

Pubblicato il 30 Novembre 2015 da Carmen

carmen puzzle copiaTenerci le cose dentro, fingere con noi stessi e con gli altri che non esiste alcun problema, raggirare una difficoltà sviandola, può generare situazioni di sofferenza e tristezza che confondono il protagonista della situazione. E quando i consigli di chi ci sta accanto risultano stretti, quando ci sentiamo condizionati dal giudizio dell’altro, forse pensare di affidarsi ad un professionista che si occupa di tutto ciò, uno psicologo, può cambiare la direzione di quella strada che stiamo percorrendo con fatica. Raccontare e raccontarsi ad alta voce, ricostruire i passaggi e le evoluzioni di quel momento, accantonare il dubbio e la paura affinché le parole possano provare a spiegare cosa sente il nostro cuore, il nostro corpo, fidarsi della spontaneità del qui e ora, sono tutti passaggi che ci consentono di comunicare all’altro come stiamo.
Lo psicologo non deve (o almeno non dovrebbe!) conoscere il nostro vissuto e le nostre esperienze, non dovrebbe sapere di noi insomma. Solo così avremo la possibilità di parlare apertamente, quasi come fosse la prima volta, di mostrarci agli occhi e al cuore di chi non farà necessariamente una diagnosi, non ci darà un’etichetta ma inizierà a scoprirci, a conoscerci. Scelgo cosa poter e voler raccontare della mia storia di vita, fin dove spingermi, fin dove svelarmi e non perché esistano segreti inconfessabili ma perché ci sono vissuti da cui voglio proteggermi, anche non parlandone, da cui voglio difendermi, anche non esprimendoli.  La libertà diventa così elemento imprescindibile per il dialogo, il confronto, la relazione. Non esistono cose giuste o sbagliate da raccontare ad uno psicologo, esistono emozioni che tracciano i sentieri che le parole seguono. Perché quello che può nascere tra lo psicologo e un paziente è un confronto sempre aperto, fatto di domande che lasciano spazio ad interrogativi intensi e delicati, di risposte legate all’immediatezza delle nostre emozioni che sono poi le uniche che ci guidano quotidianamente, che ci orientano nel mondo. Solo trasformando in fiducia la paura di raccontare ad un estraneo i propri problemi o i mille pensieri, si può aprire la via del dialogo, del confronto, della relazione tra due persone che non si conoscono ma che iniziano a comprendersi.

Questo articolo è stato pubblicato in Io Voi e la Psicologia e contrassegnato come fiducia, giudizio, libertà, Psicologia, Psicologo da Carmen . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

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