Perché, quando, come, dove… alcune della domande che capita di farsi quando si immagina (si fantastica?) di potersi rivolgere ad uno psicologo e se indecisione, dubbio e confusione la fanno da padrona e scegliere diventa difficile, ecco che questa piccola “guida” può sciogliere alcuni interrogativi. Buona Lettura!
Perché… provare a chiedere aiuto
Per scoprire il modo (personale) di interagire con la propria emotività e il mondo che ci circonda.
Per superare un disagio.
Per comprendere il significato della psicologia.
Per trovare in essa un valido strumento di comprensione di se stessi.
Per imparare a guardarsi dentro, senza più desiderare un cambiamento radicale della propria esistenza ma riuscendo ad accogliersi e ad amarsi.
Quando… il tempo di chiedere aiuto
Quando il disordine interiore e la tristezza si confondono e ci disorientano.
Quando l’insoddisfazione sottrae ogni stimolo e l’insicurezza ci fa vivere in balìa di azioni compiute da altri.
Quando è difficile e doloroso guardare la propria sofferenza.
Quando la stanchezza impedisce di vedere nella propria sensibilità un punto di forza.
Quando chiedere aiuto significa offrirsi un momento di ascolto, un’opportunità per riconoscere i propri limiti, per definirli ed accoglierli.
Come… in che modo chiedere aiuto
Attraverso l’ascolto e il confronto che, basato su quello che in psicologia viene definito “orientamento cognitivo-costruttivista”, instaura tra terapeuta e paziente una relazione empatica e di reciprocità emotiva, condizione essenziale per intraprendere un percorso guidato di conoscenza di sé.
Dove… lo spazio per chiedere aiuto
In una dimensione condivisa, che non lascia spazio a giudizi e preconcetti; in cui tutto si svolge con sincerità e autentico rispetto. In un luogo immateriale fatto di sensazioni, in cui il terapeuta è uno specchio che filtra emozioni e pensieri, per guidare il paziente a trovare il senso migliore da dare alle proprie esperienze, al proprio vissuto.