OSTAGGI DEL CIBO
Prede e ricatti.
Sofferenza e speranza.
Vittime indiscriminate di un dolore sordo.
Anime prigioniere di se stesse.
Piatti come macigni, voragini scivolose, vicoli ciechi che non meritano fiducia.
Sono ostaggio del cibo: lo vedo come un nemico, mi spaventa il suo potere.
Come un carnefice mi sevizia con i suoi odori, tenta iI mio desiderio per poi costringermi a serrare la bocca.
Sono prigioniera del cibo, che influenza la mia vita, mi obbliga. La sua forza mi sottomette.
Sul mio palato rimane solo l’amaro, il sapore indistinto di rinuncia e dolore.
Aspetto.
Chi mi salverà dalla conta senza sosta delle calorie ingerite? Chi mi solleverà dall’infame senso di colpa?
Chi ascolterà il mio grido? Chi colmerà il mio vuoto?
Il mio corpo cambia, si trasforma, ma non è mai abbastanza.
Queste parole accompagnano un lavoro condiviso, frutto delle idee di una psicologa e di una fotografa che hanno messo insieme competenze e entusiasmo, fondendoli nel progetto “Ostaggi del cibo”. Una rubrica, un momento di riflessione contro chi pensa che i disturbi alimentari siano capricci, risultato di una società che oggi dà troppo e con troppa facilità. Dalla parte di chi, prima di mangiare, chiede il permesso al cibo, di chi si sente sopraffatto da piatti che divorano e sembrano famelici, di chi utilizza il cibo per colmare o placare vuoti enormi. La psicologia e la fotografia si fondono, la teoria e la pratica si completano per offrire un quadro che è forza, dolore, controllo, amore e mancanza. Carmen Settanta e Tiziana Manta, unite dal desiderio comune di coinvolgere e sensibilizzare l’occhio di tanti, affrontano un tema non così lontano dalla vita di ognuno di noi, perché forse un po’ di sofferenza ci appartiene comunque. Appartiene a chi troppo poco spesso si accorge che curare il corpo significa nutrire l’anima.