⭕ Ci siamo! Oggi vogliamo parlarvi di un progetto a cui abbiamo lavorato tantissimo, un progetto che per noi rappresenta la realizzazione di un percorso di formazione, conoscenza e professionalità: il Nuovo Centro Clinico. Avremmo preferito un’inaugurazione fatta di sorrisi complici e applausi di incoraggiamento ma sappiamo che la situazione attuale non lo permette. E così usiamo questi canali per raccontarvi, per raccontarci.
⭕ Il Nuovo Centro Clinico è un progetto, come dice il nome stesso, nuovo ed innovativo, lo abbiamo immaginato come un centro di ricerca e cure integrate per la salute del corpo e della mente. Il Nuovo Centro Clinico è il luogo in cui ognuno potrà iniziare a prendersi cura di sé, della propria mente e del proprio corpo, è uno spazio protetto di esplorazione e consapevolezza.
⭕ La mission del Nuovo Centro Clinico è offrire servizi specializzati per la cura dei disturbi alimentari e delle patologie psicosomatiche attraverso la costruzione di uno spazio in cui ogni persona possa cominciare a volersi più bene, a trattarsi con rispetto e gentilezza, un luogo che dia vigore all’intenzione di avviare un percorso finalizzato al prendersi cura di sé.
⭕ Il Nuovo Centro Clinico siamo noi: quattro psicologi (Carmen Settanta, Rachele Ceschin, Sonia Di Pietro e Tiziano Furlanetto), una nutrizionista (Giulia Garaffo) e un’antropologa medica (Chiara Carraro).
Siamo davvero soddisfatti e felici di aver pensato e costruito insieme questo progetto, la nostra collaborazione è ben radicata ed ogni giorno diventa sempre più arricchente e preziosa, stiamo crescendo insieme.
Per noi il Nuovo Centro Clinico è una realtà che va oltre ogni forma di pregiudizio o stigma della salute mentale: siamo fermamente convinti che chiunque soffra necessiti di uno spazio in cui non vengano additate le sue debolezze ma potenziate le sue risorse e ampliati i suoi significati.
⭕ Il Nuovo Centro Clinico siete anche voi: grazie per il sostegno che ci avete dato mentre crescevamo a Libenter e grazie per quello che ci darete da oggi in avanti: abbiamo ancora bisogno del vostro tifo!
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Il mio primo podcast: cibo,consapevolezza e emozioni
E’ diventata “due chiacchiere” l’intensa conversazione con S. E’ grazie a lei se oggi posso ascoltarmi in un podcast che in un attimo mi ha fatto sentire tutta la strada che ho percorso. Il grazie più grande va ai miei pazienti che mi insegnano il coraggio di non arrendersi, mai.
Il Natale non arriva se soffri di un disturbo alimentare
Potrebbe essere vero che il Natale quando arriva, arriva (cit) o quanto meno, non passa inosservato…è il mondo attorno a noi a ricordarcelo: le città si colorano di rosso, si vestono di luci e scintillii, si pensa a come riempire pacchetti regalo e grandi tavolate. Il Natale suscita reazioni e vissuti differenti nella mente, nel cuore e nel corpo di chi si appresta a vivere questo periodo dell’anno e il mio pensiero, in questi giorni, va a tutti i miei pazienti e non, a tutte le persone che soffrono di un disturbo alimentare o che, al di là delle etichette, sono in lotta con il proprio corpo e con il cibo. Il Natale arriva anche per proporre menù pregiati e ricette prelibate, ma se qualcuno molla il conto delle calorie e si abbandona a qualche concessione (dicendosi: va beh, tanto sono arrivate le feste!), allo stesso modo è immaginabile quanta fatica possa fare a Natale, una persona che giornalmente fa i conti con la spietatezza delle calorie ingerite. Per molti, cenoni e feste possono assomigliare ad un tormento il cui ritornello urla di resistere e trattenersi dalle tavole inondate di cibo. Certo dev’essere forte, è come dire ad un alcolista di farsi un giro in una cantina senza poter assaggiare nulla…E un pensiero va anche ai familiari di chi soffre di un disturbo alimentare, a loro che si trovano nella difficoltà di non sapere bene come muoversi, cosa preparare, se festeggiare e con chi. Perché questo genere di problemi invade tutta la famiglia, crea situazioni ad alta tensione soprattutto nei momenti che precedono o seguono i pasti: la varietà, la qualità e la quantità dei cibi natalizi potrebbe essere un detonatore pronto a fare esplodere un conflitto “a cibo”. Se aggiungiamo poi che il Natale fa da sfondo al ritrovarsi con familiari che non si vedono da tempo, ecco che le sensazioni di sentirsi osservati e sotto giudizio, possono essere dietro l’angolo. Insomma se il Natale arriva anche per incontrarsi davanti al cibo, che rappresenta uno dei modi per far festa e per scambiarsi gli auguri, è anche credibile che dietro alle portate presentate in quantità industriale, come fosse l’ultimo Natale del mondo, si celino vissuti intimi e delicati, permeati di sofferenza e tensione.
Preciso che le riflessioni esposte fin qui, sono lontane dall’intento di demonizzare il periodo natalizio, le mie parole vorrebbero solo essere un gesto di empatia e vicinanza per chi, di fronte a bilanci e buoni propositi, fatica ad apprezzare se stesso e vive una lotta con il cibo che gli divora l’anima.
Specchio specchio del mio corpo
La voglia di essere altro, di essere diversa da un corpo che non mi rappresenta.
Specchio specchio del mio corpo, oggi mi posso fidare del tuo riflesso?
La disarmante insoddisfazione mi assale.
Specchio specchio della mia sfida, cosa cerco io da te?
Dimora della perenne insoddisfazione e del non piacersi mai abbastanza.
Specchio specchio della non appartenenza, cosa vedono i miei occhi?
Scruto un corpo che vorrei non fosse questo.
Specchio specchio del mio dolore, come vorrei essere oggi?
Non credo di appartenere a questo corpo.
Specchio specchio della mia autostima, mi dirai il vero?
L’inadeguatezza che cela le insicurezze.
Specchio specchio della mia apparenza, quale sarà la sorte del mio essere?