Con “Sindrome da nido vuoto”, in psicologese, si indicano le emozioni legate alla sfera della tristezza e della solitudine che i genitori provano quando i figli lasciano la casa d’origine. Quando questo accade, spesso si sperimentano sentimenti ambivalenti: un genitore può sentirsi fiero di un figlio ormai grande, prossimo all’indipendenza, e allo stesso tempo pensare con nostalgia che le sue ali, costruite con fatica, presto si spiegheranno per lasciare la base. La metafora dello spiccare il volo richiama alla mente il mito di Dedalo e Icaro, storia di un padre e di un figlio in cui si intrecciano i temi di coraggio, determinazione, ingenuità, pazienza, amore paterno, spregiudicatezza. Tutti elementi che segnano la strada del diventare grandi, autonomi e indipendenti: sono le esperienze che ci obbligano a collaudare le ali, a provare la paura o l’ebrezza della vertigine. Continua a leggere
L’anoressia non è più di moda: la nuova legge francese
È del dicembre 2015 la legge francese che vieta alle ragazze troppo magre di sfilare in passerella. I Parigini dicono no a chi sfida la vita per “essere bella”, a chi rischia di morire per raggiungere il sogno di una magrezza esagerata, figlia di un disturbo mentale. I trasgressori verranno puniti con pene severe, multe fino a 75 mila euro e carcere fino a 6 mesi. Saranno i medici del lavoro a visitare le modelle o le aspiranti tali, a certificare che il loro indice di massa corporea, ossia il rapporto tra peso e altezza, non sia inferiore a 18: questa è la soglia limite di un peso che non è ancora patologico e che esclude la diagnosi di un disturbo alimentare. Ma siamo davvero sicuri che basti un certificato di buona salute ad attestare che non c’è niente di patologicamente conclamato? Un certificato può davvero misurare fino in fondo la possibile sofferenza che queste ragazze legate ad un corpo, che diventa immagine e marchio, provano? Può escludere le difficoltà e le pressioni a cui spesso sono sottoposte queste modelle? È solo di qualche tempo fa la denuncia da parte di Charli Howard Continua a leggere
Professione psicologa: il mio primo incontro con i disturbi alimentari
Quando ho iniziato il Dottorato di ricerca in Neuroscienze presso il Centro Pilota Regionale per la Cura dei Disturbi Alimentari nell’Ospedale San Giovanni Battista di Torino ero una psicologa piena di buoni propositi. Ancora poco avvezza all’ambiente psichiatrico, con entusiasmo e tanta voglia di fare, mi sono ambientata mostrando sempre partecipazione e interesse. Qui ho conosciuto una dimensione nuova fatta soprattutto di giovani ragazze che arrivavano in Ospedale per provare a gestire un rapporto con il loro corpo troppo complicato e difficile. Alla parte di ricerca che conducevo per il Dottorato, affiancavo l’attività clinico – ambulatoriale che svolgevo quotidianamente. Mi interrogavo spesso sul perché il cibo per queste ragazze era diventato un’ossessione, sulle ragioni per cui riusciva a condizionare così fortemente la loro vita ma non ho mai creduto fino in fondo che tutto potesse limitarsi ad una questione legata al mangiare, al perdere peso. Dietro c’era molto, molto di più. Si trattava infatti di sintomi, segni di storie intense Continua a leggere
Il peso dell’obesità in Italia
In Italia esiste un istituto di sorveglianza chiamato Sorveglianza Passi nato con l’obiettivo di effettuare un monitoraggio a 360 gradi sullo stato di salute della popolazione italiana, valutando gli stili di vita e i fattori di rischio che predispongono all’insorgere di diverse malattie. Fra le aree esaminate c’è quella dell’eccesso ponderale (o detto meno elegantemente, dei maledetti chili di troppo!) oggetto del sistema di sorveglianza Okkio alla Salute. Nell’ottica di favorire la pianificazione e la valutazione di interventi efficaci, l’esistenza di questo istituto ci fa presagire un’attenzione particolare al monitoraggio dei chili in eccesso che appesantiscono gli Italiani, a cominciare dallo stato di salute dei più piccoli. Continua a leggere
Perché raccontare ad uno psicologo i miei problemi?
Tenerci le cose dentro, fingere con noi stessi e con gli altri che non esiste alcun problema, raggirare una difficoltà sviandola, può generare situazioni di sofferenza e tristezza che confondono il protagonista della situazione. E quando i consigli di chi ci sta accanto risultano stretti, quando ci sentiamo condizionati dal giudizio dell’altro, forse pensare di affidarsi ad un professionista che si occupa di tutto ciò, uno psicologo, Continua a leggere
Psicologo sì, psicologo no? Mini guida alla scelta
Perché, quando, come, dove… alcune della domande che capita di farsi quando si immagina (si fantastica?) di potersi rivolgere ad uno psicologo e se indecisione, dubbio e confusione la fanno da padrona e scegliere diventa difficile, ecco che questa piccola “guida” può sciogliere alcuni interrogativi. Buona Lettura!