Vivere e mangiare

Non è sempre un aut aut ma può capitare di sentire che il cibo diventi l’unica ragione di vita e quindi vivere equivale a mangiare. Sì certo, senza cibo non si vive, e come un auto non si muove senza il suo carburante, così noi abbiamo bisogno di cibo per andare avanti. Insomma il cibo può trasformarsi in un chiodo fisso, in un’opportunità, in angoscia, in unione, in incertezza, in conforto. Mangiare per vivere o vivere per mangiare? A voi la riflessione.

 

Bulimia del cuore

Bulimia

Anime ubriache di angosce.

Tentativi impacciati per svuotarsi di sofferenze.

Dolori insostenibili che stringono le viscere.

Tristezza liquida che sale fino alla gola, nodo che soffoca.

Conati di intolleranza.

Conati di giudizi.

Conati di insicurezza.

Vomito.

La prigionia. Il vuoto. La libertà.

Ma subito la bocca si fa amara: ha un sapore persistente un sapore che ti spinge a farlo ancora e ancora…

E’ la fame del cuore, sforzo maldestro di cavarsela contro bocconi che intossicano l’anima.

 

Professione psicologa: il mio primo incontro con i disturbi alimentari

Disturbi Alimentari

Quando ho iniziato il Dottorato di ricerca in Neuroscienze presso il Centro Pilota Regionale per la Cura dei Disturbi Alimentari nell’Ospedale San Giovanni Battista di Torino ero una psicologa piena di buoni propositi. Ancora poco avvezza all’ambiente psichiatrico, con entusiasmo e tanta voglia di fare, mi sono ambientata mostrando sempre partecipazione e interesse. Qui ho conosciuto una dimensione nuova fatta soprattutto di giovani ragazze che arrivavano in Ospedale per provare a gestire un rapporto con il loro corpo troppo complicato e difficile. Alla parte di ricerca che conducevo per il Dottorato, affiancavo l’attività clinico – ambulatoriale che svolgevo quotidianamente. Mi interrogavo spesso sul perché il cibo per queste ragazze era diventato un’ossessione, sulle ragioni per cui riusciva a condizionare così fortemente la loro vita ma non ho mai creduto fino in fondo che tutto potesse limitarsi ad una questione legata al mangiare, al perdere peso. Dietro c’era molto, molto di piùSi trattava infatti di sintomi, segni di storie intense  Continua a leggere