Silenzi che creano silenzi

Davvero innumerevoli possono essere le forme che il silenzio assume nelle complesse dinamiche relazionali. Ancora di più se si tratta di quelle familiari, a volte delicate, troppo spesso così fragili. Silenzi che covano nel cuore ondate di rabbia. Silenzi che consolano appesantendo il cuore. Silenzi che stonano, che colpiscono e uccidono gli affetti. Bocconi amari che odorano di freddezza. Gelo delle emozioni. Scongelamento della paura. Silenzi che creano muri e muri che sfaldano le relazioni. Quale può essere l’alternativa? Ad esempio la comunicazione sincera e consapevole, che si avvicina alla verità e riesce a sciogliere anche il frastuono assordante di pericolosi silenzi che logorano l’anima.

Lo psicologo nel piatto: quando la dieta non basta più

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Dieta, magrezza, sacrificio, rinuncia, controllo. Cosa non si farebbe per perdere quei chili di troppo e sperare che la bilancia ci faccia l’occhiolino, rassicurandoci? E pensare che la parola dieta, dal greco δίαιτα, significa “modo di vivere” e indica le modalità volte a regolarizzare gli aspetti fondanti della vita quotidiana: alimentazione, sonno e movimento. Sicuramente oggi il termine ha assunto un altro valore, quello di un dimagrimento coatto, di una pratica rigida che diventa regime, nulla che abbia a che fare con l’idea di uno stile equilibrato o di una cura costante della propria vita. Quasi sempre, se l’obiettivo è perdere peso, uno dei primi passi è mettersi a dieta. Molti utilizzano tecniche fai da te come la riduzione, se non l’eliminazione, dei carboidrati, l’aumento dell’attività fisica, i digiuni, etc.; altri si rivolgono ad un professionista del settore (nutrizionista, dietista, dietologo) e seguono un percorso guidato, fatto di tecnica e strategia. Ma a volte questo non basta. Sindromi Continua a leggere

Specchio specchio del mio corpo

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La voglia di essere altro, di essere diversa da un corpo che non mi rappresenta.

Specchio specchio del mio corpo, oggi mi posso fidare del tuo riflesso?

La disarmante insoddisfazione mi assale.

Specchio specchio della mia sfida, cosa cerco io da te?

Dimora della perenne insoddisfazione e del non piacersi mai abbastanza.

Specchio specchio della non appartenenza, cosa vedono i miei occhi?

Scruto un corpo che vorrei non fosse questo.

Specchio specchio del mio dolore, come vorrei essere oggi?

Non credo di appartenere a questo corpo.

Specchio specchio della mia autostima, mi dirai il vero?

L’inadeguatezza che cela le insicurezze.

Specchio specchio della mia apparenza, quale sarà la sorte del mio essere?

Ostaggi del Cibo

Ostaggi del cibo

OSTAGGI DEL CIBO

Prede e ricatti.

Sofferenza e speranza.

Vittime indiscriminate di un dolore sordo.

Anime prigioniere di se stesse.

Piatti come macigni, voragini scivolose, vicoli ciechi che non meritano fiducia.

Sono ostaggio del cibo: lo vedo come un nemico, mi spaventa il suo potere.

Come un carnefice mi sevizia con i suoi odori, tenta iI mio desiderio per poi costringermi a serrare la bocca.

Sono prigioniera del cibo, che influenza la mia vita, mi obbliga. La sua forza mi sottomette.

Sul mio palato rimane solo l’amaro, il sapore indistinto di rinuncia e dolore.

Aspetto.

Chi mi salverà dalla conta senza sosta delle calorie ingerite? Chi mi solleverà dall’infame senso di colpa?

Chi ascolterà il mio grido? Chi colmerà il mio vuoto?

Il mio corpo cambia, si trasforma, ma non è mai abbastanza.

Queste parole accompagnano un lavoro condiviso, frutto delle idee di una psicologa e di una fotografa che hanno messo insieme competenze e entusiasmo, fondendoli nel progetto “Ostaggi del cibo”. Una rubrica, un momento di riflessione contro chi pensa che i disturbi alimentari siano capricci, risultato di una società che oggi dà troppo e con troppa facilità. Dalla parte di chi, prima di mangiare, chiede il permesso al cibo, di chi si sente sopraffatto da piatti che divorano e sembrano famelici, di chi utilizza il cibo per colmare o placare vuoti enormi. La psicologia e la fotografia si fondono, la teoria e la pratica si completano per offrire un quadro che è forza, dolore, controllo, amore e mancanza. Carmen Settanta e Tiziana Manta, unite dal desiderio comune di coinvolgere e sensibilizzare l’occhio di tanti, affrontano un tema non così lontano dalla vita di ognuno di noi, perché forse un po’ di sofferenza ci appartiene comunque. Appartiene a chi troppo poco spesso si accorge che curare il corpo significa nutrire l’anima.

Le ferite dell’anima: una cura possibile

EMDRQualche weekend fa ho partecipato ad un training il cui nome, all’apparenza così complicato, è EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) che, nella traduzione italiana suonerebbe come “desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari”. Ma di cosa si tratta? Stiamo parlando di una delle tecniche più riconosciute a livello internazionale e più supportate da evidenze scientifiche per trattare le ferite dell’anima: violenze fisiche, abusi sessuali, lutti, calamità naturali come terremoti, alluvioni, incendi o guerre. Tutti questi casi rientrano nella categoria del “trauma psicologico”, condizione in cui il corpo si sente in costante pericolo e la mente intravede una fine imminente, diventando un tutt’uno con la paura. È così che il trauma rompe le nostre abitudini, la nostra quotidianità, ci fa perdere lucidità e coscienza. L’impatto è paralizzante, così forte da frantumare anche gli equilibri più stabili. Tra i sintomi che si accompagnano a traumi o stress intenso, troviamo: Continua a leggere